ASSOCIAZIONE MENOCCHIO - ANPI - COMUNE DI CERVIA. La cartella di incisioni realizzata da Claudio Irmi  

   Ricordare. ricordare. Ricordare. Non arrendersi all'oblio. Al potere anestetizzante degli anni che passano. A sessant'anni dalla liberazione del campo di sterminio di Auschwitz, dove tra il 1942 e il 1945 trovarono la morte circa un milione e mezzo di esseri umani, uomini, donne, bambini, per il 90% ebrei (ma non dobbiamo dimenticare le migliaia di vittime tra gli zingari, gli omosessuali, gli oppositori politici), rimane attuale l'imperativo di Primo Levi, il grande scrittore torinese morto suicida nel 1986, lui che era sfuggito alla morte sopravvivendo ad Auschwitz. Ecco quindi che il 27 gennaio, per la quinta volta da quando è stato istituito per legge, l'Italia intera ricorderà celebrando con manifestazioni, mostre, letture, il Giorno della Memoria, il Giorno della Shoah, Shoah, in ebraico, significa distruzione. Ed è un termine preferito a Olocausto (utilizzato per primo poco dopo la fine della guerra, da Elie Wiesel, altro grande testimone dell'immane tragedia). Indica il genocidio di un popolo: sei milioni di ebrei (un milione e mezzo di bambini) trucidati dai nazisti solo perché tali. Una catastrofe che oggi l'Europa, il mondo intero, ricordano perché "non accada mai più".

LA GIORNATA DELLA MEMORIA

Comitato Unitario Antifascista

in collaborazione con

Tavolo unitario per la Pace - L'Ufficio per la Pace del Comune di Cervia

Le Scuole di Cervia - Associazione Culturale Menocchio - A.N.P.I. Cervia


L'uomo, in varie epoche, se non in tutte, spesso decise che la terra in cui desiderava vivere era sovrappopolata o mal popolata, e per tal motivo diede inizio a carneficine e genocidi. Alcune di queste, come quella degli Armeni sotto l'Impero Ottomano o dei Kulaki sotto l'Unione Sovietica o degli Indiani d'America con la conquista del West, passarono, e passano tutt'ora, sotto silenzio, prive di cantori o testimoni che possono raccontarne i drammi, e più spesso l'esistenza, ma altre, la più importante delle quali è la Shoah, riescono a far breccia nelle menti e nei cuori degli uomini. Molti sopravvissuti di questa tragedia, che hanno potuto e voluto farci partecipi delle loro sofferenze e dell'abominio di cui è capace l'umanità in tutta la sua completezza, sono riusciti a far nascere finalmente un nuovo senso civico egualitario tra gli ebrei e i cittadini dei paesi che parteciparono, attivamente e passivamente, alla Shoah.

Ma questo è solo l'inizio.

Un insegnante veneziano dei primi del '800, Luigi Carrer, scrisse questo epigramma:

 

Gli scritti necrologici

di pregio non son privi:

certuni, perché muoiono,

si sa che furon vivi.

 

Cerchiamo quindi di estendere questo senso civico a tutti i popoli oppressi, anche a quelli sconosciuti, di cui non siamo carnefici in prima persona. La Shoah non dovrebbe insegnare solo a rispettare il popolo ebraico, ma attraverso essa dobbiamo apprendere, anche grazie ai testimoni di tale avvenimento, a rispettare e difendere qualsiasi popolo oppresso.

 

Alessandro Forni

Presidente Ass. Culturale Menocchio Cervia

 







aggiornata: 24.04.2015


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